In dialetto si chiama "scupata" (nella foto in secondo piano) : è la palma nana o Chamaerops humilis, pianta spontanea molto diffusa nelle zone mediterranee. Dalle sue foglie i nostri nonni ricavavano delle fibre resistenti che utilizzavano per molti usi: corde, cestini, crini per materassi e scope. Il procedimento per costruire una scopa è lungo: abbiamo cercato di apprenderlo passo dopo passo e di sperimentare quanta fatica era necessaria anche per realizzare semplici oggetti di uso quotidiano.
Si prendono alcuni ciuffi di foglie e si pongono al sole a seccare. Si tagliano anche una trentina di foglie dalla tipica forma a ventaglio, e si fanno seccare.
Dopo alcuni giorni, si saranno ingiallite: a questo punto le mettiamo in ammollo nell'acqua per consentire una migliore lavorazione: ci serviranno per "fabbricare" la corda che servirà poi a legare la scopa.
Si prendono quindi tre o quattro foglie e si intrecciano attorcigliandole. E così di continuo.
Con un paziente lavoro di dita, la nostra corda piano piano si allunga.
Da un capo della corda si realizza un'asola che viene agganciata alla cintura ( questo passaggio servirà come vedrete a lavorare con la corda in trazione).
Il piede sarà il tirante della corda: ora siamo pronti per legare tra loro i mazzetti di foglie.
Vengono legati, uno dopo l'altro mazzetti di tre foglie ciascuno, realizzando una sorta di collana.
Ora siamo pronti per chiuderla ad anello.
Al centro dell'anello inseriamo uno spezzone di canna che servirà a creare l'alloggio per il manico.
Avvolgiamo quindi la corda, girandola intorno per almeno quindici centimetri.
Si suddividono ora le foglie in tre mazzi pressochè uguali, legandoli temporaneamente con dei pezzi di spago: questo consentirà di far passare più agevolmente la corda tra di essi.
Prima di terminare bisognerà far passare il capo della corda sotto quella attorcigliata come chiusura di sicurezza.
Il lavoro è quasi terminato: la scopa necessita di una messa in piega; con una scure o una forbice dovremo rifilare i bordi.
Adesso è pronta, manca solo il manico e la voglia di utilizzarla. Noi che usiamo quella elettrica, dovremmo ricordarci che per i nostri nonni rappresentavano anche una fonte, seppur minima, di guadagno: la vendita delle scope realizzate nelle serate invernali o nei giorni di pioggia, contribuiva spesso al sostentamento della famiglia.