A proposito delle olive un antico indovinello ("niminagghia") recita così:
“Sugnu iavata quantu ‘npalazzu
caru ‘nterra e nenti mi fazzu
sugnu amara e aruci mi fazzu,
fazzu allustru o ma palazzu”
(sono alta come un palazzo, cado a terra e non mi faccio niente, sono amara ma dolce divento, faccio luce al mio palazzo)
Una preparazione tipica di questo periodo sono le olive "scacciate"; anche questo è un procedimento lungo, ma il risultato è, vi assicuro, sorprendente per il palato.
Le olive appena raccolte vanno schiacciate con una pietra e subito messe a bagno in acqua fredda, in modo che non anneriscano.
Vanno mantenute sotto il pelo dell'acqua con un coperchio. L'acqua va cambiata spesso e ogni volta si può aggiungere un pugno di sale in modo che si possano addolcire più rapidamente.
Dopo alcuni giorni si possono togliere facilmente i noccioli che non sono saltati fuori con la "schiacciata". Quando all'assaggio non risulteranno più amare, si possono tirar fuori dall'acqua.
Sbollentatele velocemente in acqua acidulata con aceto bianco, scolatele e fatele asciugare su un canovaccio pulito.
A questo punto sarebbero pronte per essere condite e sistemate in vasetti sott'olio; io preferisco un altro metodo: siccome sono tante non le condirò tutte, ma le conserverò in sacchetti sottovuoto nel freeezer. Ogni volta che mi servirà un antipasto sfizioso, le condirò con le erbette fresche in modo che il sapore di oliva nuova sia esaltato.
Olio nuovo, peperoncino, origano, aglio, menta, una spruzzata d'aceto e.... scusate adesso le assaggeremo per voi!