domenica 10 maggio 2020

Oleolito di iperico: "uogghiu pricò"


 L'iperico è una pianta spontanea dai caratteristici fiori gialli che cresce nelle nostre cave; quest'anno la sua fioritura è stata anticipata a causa delle temperatura; la raccolta di solito avviene in questo periodo, prima decade di maggio. Si racconta che tale raccolta dovesse avvenire la notte di San Giovanni per trarre buoni auspici e i massimi benefici, ma qui nell'estremo sud, la fioritura anticipa di molto rispetto alle altre zone d'Italia. Non starò ad elencarvi i benefici e le proprietà di questa pianta perchè non voglio spacciarmi per una scienziata; ho letto che era l'erba dei crociati perchè si diceva che i soldati cristiani già ne facevano uso in Terrasanta; viene usato come lenitivo di bruciature, scottature o piaghe, a volte nella cura della gastrite. Anticamente si usava mettere negli interstizi delle porte e delle finestre piantine di iperico per evitare sventure e fantasmi; per questo la pianta prende il nome di "erba cacciadiavoli" (cit. da Piante e parole che guariscono di P. Uccello);  voglio dirvi soltanto che in ogni famiglia custodiamo gelosamente una bottiglietta di olio d'iperico per i problemi più disparati: ferite che non si rimarginano, ematomi, scottature, eritemi solari, insomma,  ogni problema può essere risolto con un po' di "uogghiu pricò".



La ricetta è semplicissima: fiori di iperico e olio extravergine d'oliva. Si staccano i capolini sbocciati dei fiori dagli steli.


Si sistemano all'interno di bottiglie di vetro riempite per 3/4.


Si riempiono le bottiglie con l'olio di oliva fino a coprire tutti i fiori.


Le bottiglie vanno posizionate al sole, all'aperto per almeno 4 settimane e vanno scosse di tanto in tanto. L'olio si colorerà di un rosso intenso.


A questo punto filtrare l'olio con un colino e una garza. Per un utilizzo più comodo potete metterlo in boccettine con il contagocce.



Ed ecco qui il nostro preziosissimo olio.

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